Il decreto legge sicurezza e immigrazione n. 113/2018 approvato senza sorprese con voto di fiducia dal Senato in prima lettura (163 Sì, 59 no e 19 astenuti, con 5 dissidenti nel Movimento 5 Stelle; ora passa alla Camera) si articola in tre parti (un quarto capitolo si occupa delle disposizioni finanziarie e finali) in materia rispettivamente di immigrazione (articoli 1-14), sicurezza pubblica (articoli 16-31) e organizzazione del ministero dell’Interno e dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata. Il tema più controverso del provvedimento è senz’altro quello dell’immigrazione.
Con alcune modifiche alla legge 91/1992 sulla cittadinanza il decreto sicurezza (articolo 14) prevede poi la revoca della cittadinanza italiana per reati con finalità di terrorismo o eversione dell’ordinamento costituzionale e il raddoppio dei tempi (da 2 a 4 anni) della concessione della cittadinanza per matrimonio e per residenza. Stesso termine per il riconoscimento della cittadinanza avviato dall’autorità diplomatica o consolare.
Sempre sul fronte delle modifiche alla legge sulla cittadinanza il maxi emendamento del Governo subordina l’acquisto della cittadinanza italiana per matrimonio e per concessione di legge al possesso da parte dell’interessato di un’adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello 81 (rectius B1) del Quadro Comune Europeo di Rifermento per le Lingue (QCER).